Hafthor Jonsen ricondusse Agnes alla sua casa, dove il vecchio Anon Anonsen e la moglie già disperavano di rivedere la loro figlia. Agnes entrò in casa e fu accolta tra le braccia della madre, mentre Anon uscì fuori ed affrontò Ahfthor Jonsen che aspettava in piedi, circondato da molti abitanti del villaggio che si erano riuniti lì per confortare i genitori in attesa.
Anon si rivolse a lui con voce severa: - Mi hai riportato una figlia che credevo perduta nell'incendio del bosco e per questo dovrei esserti grato. Ma con lei ha riportato a me anche la sua innocenza e la purezza della sua veste bianca?
Afthor Jonsen parlò con voce forte - cosa che non era solito fare mai - anche per farsi sentire da tutti quelli che erano presenti. - Ti porto tua figlia a cui ho solo rivolto la parola con il rispetto che le è dovuto. Ti chiedo, se tu vorrai, il permesso per venire qualche volta nella tua casa per parlare ancora con lei.
Anon si avvicinò e lo abbracciò e sciolse un pò della tensione e della paura che aveva accumulato in quella notte.
Quando venne la primavera e la natura si risvegliò in tutta la sua potenza, portando il profumo dei fiori in tutta la valle e i ruscelli divennero impetuosi per il disgelo, Afthor Jonsen chiese Agnes in moglie e in un giorno di sole estivo si sposarono.
Ebbero presto un figlio, Jon, che aveva gli occhi color del mare della madre e i capelli scuri del padre.
La primavera successiva la pesca non andò molto bene per Afthor Jonsen. Il pesce sembrava aver trovato nuove correnti che lo spingeva lontano dal fiordo e la sua piccola barca non poteva allontanarsi troppo in mare aperto, alla ricerca dei banchi di merluzzi e sgombri.
E poi quando venne l'estate con le sue giornate lunghe tornò Hrolf con una grande nave.
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